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Roma, disastro nella metropolitana

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2006 09:43
18/10/2006 09:40
 
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ROMA (Reuters) - La linea A della metropolitana di Roma ha ripreso oggi la sua attività regolare, salvo che nella stazione dove ieri il tamponamento tra due convogli ha provocato la morte di una persona e il ferimento di oltre 230.

Lo ha reso noto Atac in una nota dove precisa che il servizio "sta lentamente tornando alla normalità". Resta chiusa solamente la stazione di piazza Vittorio Emanuele II: alla fermata dove è avvenuto l'incidente non verrà effettuato servizio passeggeri.

La riapertura al traffico del tratto da Agnanina a Battistini, chiuso dopo l'incidente avvenuto a una fermata da Termini e in zona centrale, ha permesso a pendolari, stranieri e cittadini romani di tornare ad affollare i vagoni dei convogli.

I primi accertamenti non hanno ancora fatto del tutto chiarezza sulle cause dell'impatto, avvenuto intorno alle 9.30 di ieri mattina sulla linea più affollata delle due che servono Roma. L'unico dato accertato è che si è trattato di un tamponamento fra due convogli, di cui uno in sosta.

Secondo i testimoni, un treno diretto dal terminal di Anagnina a quello di Battistini ha investito un altro convoglio fermo in stazione, con le porte aperte. Il primo vagone del treno in arrivo si è praticamente accartocciato su stesso perforando per alcuni metri la carrozza di coda del treno in sosta. La vittima - una donna italiana di 30 anni originaria di Frosinone - viaggiava presumibilmente nell'ultimo vagone del convoglio investito.

La procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti, ipotizzando i reati di omicidio colposo e lesioni gravissime, e ha disposto il sequestro dei vagoni, delle scatole nere e delle centraline della linea metropolitana nel tratto interessato, riferiscono fonti giudiziarie.

Il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi ha disposto un'indagine amministrativa.










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Tre inchieste per la verità. Intanto proseguono le tre inchieste avviate dopo l'incidente. Quella della procura di Roma, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro colposo, omicidio colposo e lesioni gravissime. Quella del governo, che ha nominato una commissione composta da docenti e tecnici affidata al coordinamento del direttore generale del settore sicurezza del ministero dei Trasporti. E l'ultima della società che gestisce la metropolitana romana.

La scatola nera. Sul fronte della procura oggi il pm Elisabetta Ceniccola dovrebbe assegnare l'incarico a un esperto per l'analisi della scatola nera montata sui convogli. Probabilmente l'incarico andrà a un ingegnere dei trasporti e in particolare dei trasporti su ferro, dotato di un software adeguato e di una preparazione specifica. Con la scatola nera, i periti dovranno esaminare treni, centraline che segnalano il passaggio dei convogli, filmati.

Il semaforo rosso. Numerosi gli interrogativi ai quali fornire una risposta. Partendo da alcune, poche, certezze: i due convogli si sono tamponati; il semaforo - che doveva bloccare la corsa di uno dei due treni - era rosso, ma non è stato rispettato. Il macchinista del treno in corsa Angelo Tomei - illeso per miracolo e ora ricoverato in ospedale con 10 giorni di prognosi - ha raccontato a un collega di aver ricevuto il via libera della centrale operativa che, pure, era a conoscenza del fatto che davanti c'era un altro convoglio fermo in stazione.

Dalle testimonianze - e da alcune registrazioni sequestrate dalla polizia - emerge che il non rispetto dei "rossi" è abbastanza usuale tra i macchinisti che vengono sollecitati dalla centrale operativa a recuperare i ritardi "procedendo a vista", ovvero camminando lentamente (15 chilometri orari) invece di bloccare completamente il treno.

La versione di Tomei sarebbe confermata anche dalla registrazione di una comunicazione intercorsa tra il macchinista ferito e il personale della sala, sequestrata dal personale della polizia.

L'inchiesta comunque dovrà anche accertare il funzionamento dell'impianto di segnalazione: dubbi sull'efficienza dell' impianto semaforico sarebbero emersi, secondo quanto si è appreso, nel corso di uno dei sopralluoghi compiuti nell' arco della giornata.

La velocità. Secondo la ricostruzione fatta dal ministro dei trasporti Alessandro Bianchi in parlamento i due convogli che si sono scontrati alle 9:37 andavano "abbastanza piano", ad 25-30 chilometri orari. Una velocità comunque superiore ai 15 chilometri all'ora. Quindi, le inchieste, dovranno accertare la velocità esatta alla quale correva il treno che poi si è schiantato contro l'altro convoglio nella stazione di piazza Vittorio.

I sistemi di sicurezza. Altra questione da chiarire, quella dei sistemi di sicurezza - tesi a prevenire errori umani e tecnici - che non sarebbero scattati: uno controlla la distanza tra i treni, uno la velocità e uno interviene in caso di malore del macchinista. "Se il convoglio si trova a percorrere una tratta ad una velocità superiore di quella consentita - ha spiegato ieri il ministro - entra in funzione un avvisatore acustico che emette un suono per sei secondi e che richiama l'attenzione del macchinista a riportare la velocità sotto la soglia. Se questo non avviene nell'arco di sei secondi, scatta un meccanismo automatico che frena il treno".

Un altro dispositivo è montato sulle motrici dei convogli della metropolitana. "Le informazioni trasmesse - spiega Bianchi - vengono captate dalla bobina in testa alle elettromotrici e il superamento della velocità-limite provoca, in caso di mancato intervento del macchinista, la frenatura del treno". Che rimane frenato finchè non si rientra nel limite.

Il terzo sottosistema è quello che interviene in caso di problemi al macchinista. "Si tratta di un dispositivo di arresto automatico che verifica la presenza attiva del macchinista al fine di evitare situazioni di pericolo davanti alla perdita di controllo". Insomma, chiarisce ulteriormente Bianchi, "se per qualche ragione il macchinista avesse avuto un malore e non fosse stato in condizioni di controllare la macchina, scatta un meccanismo che ferma il treno".










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