L'intervista a Gabriele Torsello
Gabriele Torsellodi Maso Notarianni
(direttore di Peacereporter)
Come stai, Gabriele?
"Sono felice, sono felice. Sto bene".
Che cos'è successo, in questi venti giorni? Come ti hanno trattato?
"Non ho mai visto la luce, durante il mio sequestro. Durante il primo periodo mi tenevano sempre incatenato, ma almeno avevo un Corano e potevo leggerlo. Poi mi hanno spostato, e dopo che mi hanno spostato non avevo più il Corano. Mi hanno tenuto ancora incatenato, chiuso in una stanza. Ieri sera, per la prima volta ho visto la luna".
Come passavi le giornate?
"Pensavo sempre alla mia famiglia quando ero prigioniero, tanto che per dei periodi riuscivo ad assentarmi e a immaginare di essere altrove. Poi mi vedevo le catene ai piedi, e mi rendevo conto che era solo un sogno. Ho sempre mangiato: patate oppure pane afgano bagnato in una zuppa fatta con un pezzo grasso".
Hai avuto paura?
"Sì. Soprattutto una notte. Ero seduto nella mia stanza, incatenato, aspettavo la cena. Sono arrivati e hanno aperto la porta. Uno mi ha preso e mi ha portato fuori, senza farmi mettere le scarpe e senza bendarmi, cosa che facevano sempre. Mi tirava forte, io avevo le catene, non riuscivo a stargli dietro e dovevo saltare per seguirlo. Ho pensato che mi avrebbero ucciso. Poi invece mi hanno messo in macchina e mi hanno spostato".
Che cosa farai adesso?
Voglio andare ad Alessano, dalla mia famiglia. Li abbraccio tutti, ci vediamo lì.
Tratto dal sito di Peacereporter.it