Amnesty: il traffico di armi sfugge a controllo, anche in Italia

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BeatAurora
00mercoledì 10 maggio 2006 10:57
ROMA - Amnesty International e TransArms hanno chiesto ''l'urgente rafforzamento dei controlli sui trasferimenti di armi'', in particolare verso Paesi in via di sviluppo, effettuati attraverso operazioni ''sempre piu' sofisticate'' nelle quali sarebbero coinvolti anche trasportatori e intermediari del nostro Paese, che e' il quarto produttore e il secondo esportatore mondiale di armi leggere.

La richiesta e' contenuta in un nuovo rapporto delle due organizzazioni che denuncia le carenze nei controlli sui trasferimenti di armi, ''cronicamente deboli e ormai inadeguati'', per ''fermare una catena sempre piu' in espansione di intermediari, aziende di servizi logistici e trasportatori che alimenta massicce violazioni dei diritti umani nel mondo''.

Il rapporto mostra come ''operazioni sempre piu' sofisticate di trasporto e intermediazione permettano attualmente il trasferimento di centinaia di tonnellate di armi in giro per il mondo, sempre piu' spesso dirette verso paesi in via di sviluppo e destinate ad alimentare conflitti tra i piu' brutali del mondo''. In queste operazioni, secondo il rapporto, ''sono coinvolti trasportatori e intermediari di Cina, Emirati Arabi Uniti, Israele, Italia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera, Ucraina e dei paesi balcanici''.

Questa rete di mediazione, secondo le due organizzazioni, ''agevola l'export dei principali fornitori di armi verso i paesi in via di sviluppo, che ora assorbono oltre i due terzi delle importazioni mondiali a scopo di difesa, rispetto al 50% degli anni '90''.

''Intermediari e trasportatori hanno collaborato alla consegna di molte delle armi usate per uccidere, stuprare e svuotare territori nei conflitti in corso in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. I controlli alla dogana sono blandi e solo 35 paesi si sono dati la briga di introdurre leggi sull'intermediazione di armi. Tutto questo rende praticamente inevitabili ulteriori catastrofi dei diritti umani'', ha dichiarato Brian Wood, ricercatore di Amnesty International sui commerci di armi e materiale di sicurezza.

Il rapporto descrive ''la natura segreta, priva di regole e irresponsabile, di molte operazioni di intermediazione e trasferimento di armi, attraverso lo studio di una serie di casi''.

Ad esempio, si sostiene nel rapporto, ''centinaia di migliaia di armi e milioni di munizioni, provenienti dalle scorte della guerra della Bosnia Erzegovina, sono state esportate clandestinamente, sotto la direzione del dipartimento della Difesa Usa. Questo materiale, pare destinato all'Iraq, e' stato trasferito attraverso una serie di societa' di intermediazione e di trasporto private, compresa una compagnia aerea responsabile della violazione di un embargo delle Nazioni Unite sulle armi destinate alla Liberia''.

Viene poi citato il caso di un ampio carico di munizioni ed esplosivi spedito, attraverso uno spedizioniere olandese-britannico, ''da una fabbrica brasiliana verso l'Arabia Saudita e le isole Mauritius. Il carico e' stato sequestrato dalle autorita' del Sudafrica perche' privo di licenza di trasporto.

Il Brasile aveva autorizzato l'esportazione, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani in corso in Arabia Saudita''. Il rapporto denuncia anche ''il trasferimento, via mare, di ingenti quantitativi di armi dalla Cina verso la Liberia, attraverso un mediatore olandese, in violazione di un embargo delle Nazioni Unite e nonostante le ampie prove di omicidi, stupri e terrore nei confronti della popolazione civile del paese africano''.

Il rapporto, inoltre, mette in evidenza una serie di casi in cui ''societa' private coinvolte in consegne illegali di armi sono state utilizzate, con denaro pubblico, anche a sostegno delle missioni di pace delle Nazioni Unite e per distribuire aiuti umanitari''.

Ogni anno, secondo dati di Amnesty International e TransArms, ''in tutto il mondo circa mezzo milione di esseri umani sono uccisi dalla violenza armata, una persona al minuto'' e ''ci sono 639 milioni di armi leggere'', di cui otto milioni prodotte ogni anno. La spesa media annuale per l'acquisto di armi nel mondo, invece, sempre secondo le due organizzazioni, e' di 22 miliardi di dollari.

ansa.it
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