A chi giova tanto orrore?
Molti paesi hanno abolito l’allevamento degli animali da pelliccia.
In l’Italia, in seguito alle campagne di pressione condotte in questi anni dalla LAV, sono state introdotte norme che rendono questi allevamenti antieconomici, determinandone la progressiva scomparsa.
Il settore dopo anni di crisi, ha cercato nuove soluzioni con cui far proliferare il mercato delle pellicce, decentrando gli allevamenti in Paesi come la Cina, dove le norme restrittive possono essere eluse; in più risparmiano sulla mano d'opera.
Facile capire il punto di vista dell'industria della moda. Meno regole, meno costi, più profitti.
Così in pochi anni la Cina, grazie proprio alla totale mancanza di norme a tutela degli animali, è diventato il paese privilegiato dalle case di moda europee: garantisce grandi quantità di pellicce a costi bassi.
Ogni anno la Cina “produce” 1.5 milioni di pelli di volpi, altrettante di procioni incalcolabili quelle di cani e gatti.
Per i visoni, siamo all’11% della produzione mondiale.
Il giro d’affari generato dall’uccisione di questi animali è altissimo: con un valore commerciale di 2 miliardi di dollari statunitensi, la Cina è diventato il maggior produttore ed esportatore di capi di abbigliamento in pelliccia al mondo.