Analisi del circuito
Quando Ecclestone parlava di un Gran Premio in Medio Oriente nessuno osava credergli. Il circuito di Sakhir, nei pressi di Manama, capitale del Bahrain, è la migliore dimostrazione della caparbietà del padrone assoluto della Formula1. La pista è stata costruita in tempi record ed è costata 150 milioni di dollari; i principi che governano il Bahrain ne sono orgogliosi.
Il tracciato è molto impegnativo per l’impianto frenante, quasi più del circuito di Montréal che è storicamente famoso proprio per mettere a dura prova i dischi in carbonio. Sono ben quattro i rettilinei e al termine di ognuno è possibile azzardare manovre di sorpasso; la pit-lane è piuttosto ampia ed è una delle poche al mondo alla quale si ha accesso non dall’ultima curva, ma direttamente dal rettilineo principale, senza che ciò comporti rischi dovuti al cambio di traiettoria.
Prima del debutto della Formula1 si temeva che la sabbia presente nei dintorni potesse essere spinta sul tracciato dal vento e creare difficoltà di aderenza alle monoposto: così i tecnici hanno pensato di edificare un muro sufficientemente alto per fermare le tempeste di polvere e deciso di spargere sulle tante dune, un sottile strato di colla per tenere ben saldi i cumuli di sabbia. Queste misure precauzionali hanno indubbiamente limitato il problema, anche se uscire di traiettoria significa ancora comunque perdere grip e rischiare un testacoda.
Ad inaugurare l’impianto è stata nel 2004 una splendida doppietta della Ferrari, con Michael Schumacher davanti a Rubens Barrichello. Tra l’altro, proprio fra tutti i presenti alla corsa, fu estratto un fortunatissimo spettatore che si aggiudicò una Ferrari 360 Modena donata dal re.
Analisi e Grafica a cura di
Vittorio Alfieri per Cascorosso.com