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Nigeria, rilasciati tre sequestati

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2006 10:23
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I tecnici Saipem liberati nella notte

I tre tecnici della Saipem, tra cui l'italiano Vito Macrina, rapiti giovedì in Nigeria sono stati rilasciati poche ore dopo: la prima conferma è arrivata arriva dall'Eni, subito seguita da quella di Farnesina e polizia locale. I sequestrati stanno bene, non hanno subito alcun tipo di violenza e sono stati ospitati nella base Eni in Nigeria. Tra le ipotesi sulla liberazione, c'è quella di un riscatto di 120mila euro.


Il sequestro dei tecnici, tra cui un cittadino indiano, era avvenuto a Port Harcourt, centro petrolifero della Nigeria sud-orientale. "E' stata un' avventura bruttissima, ma per fortuna breve", ha detto Maria Raspa, la madre del dipendente italiano della Saipem. "Abbiamo vissuto delle ore terribili - ha aggiunto - ma per fortuna tutto è andato bene. Vito ci ha chiamati la scorsa notte per annunciarci che la situazione si era risolta e che sta bene. Ci ha promesso che ci raggiungerà a Montepaone il più presto possibile".

Vito Macrina, dopo avere chiamato la madre, ha telefonato anche al fratello, che vive anche lui a Montepaone, nel Catanzarese, confermandogli di stare bene.

Fonti locali della polizia hanno subito accusato i gruppi di insorti che lottano contro le multinazionali straniere del petrolio e i loro dipendenti insediati nel Delta del Niger. Ma dopo la smentita del principale di questi gruppi, il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger, la polizia ha spiegato che il rapimento era opera di abitanti di villaggi della zona, che chiedevano un riscatto.

Macrina e gli altri due ostaggi erano tenuti prigionieri a Buguma, nella regione di Port Harcourt, aveva detto un responsabile della polizia federale, spiegando che la comunità di Buguma con il sequestro voleva far valere certi suoi asseriti diritti nei confronti della Saipem. Secondo un leader locale, Mbaka Harmony, la comunità chiedeva 300 milioni di naira (circa 1,8 milioni di euro) come risarcimento dei danni ambientali causati da un oleodotto installato dalla Saipem.



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