Che si corra con moto derivate dalla serie (Superbike), oppure con i «mostri» della MotoGp, il risultato è lo stesso: è l’Italia a dettare legge e sono i nostri piloti a fare la differenza. Ieri sulla pista andalusa di Jerez, (30 mila spettatori per l’occasione) nell’ultima giornata di test, i più importanti perchè precedono il via del campionato (10 marzo, Qatar), il cronometro ha detto che l’uomo da battere è ancora una volta lui, Valentino Rossi da Tavullia, 7 mondiali all’attivo, l’ottavo perso 4 mesi fa a Valencia per una scivolata assassina che ha consegnato il titolo all’americano Hayden e alla Honda.
Cambiano i regolamenti, sono scese le cilindrate, nel serbatoio ci sarà un litro in meno di benzina e i pneumatici saranno contingentati, ma il risultato è lo stesso: Valentino è davanti a tutti. Ieri, tanto per gradire, ha pensato bene di frantumare il record della pista (1’39’’064 di Capirossi 2006) con un crono mostruoso, 1’38’’394, a conferma che le nuove 800cc sono molto più veloci (perchè estremamente più agili, soprattutto nell’entrata in curva) delle vecchie mille. Alle sue spalle, a contendergli inutilmente la Bmw Z4 Coupè in palio da 70 mila euro alla fine è rimasto un pilota solo, lo spagnolo Pedrosa, costretto ad arrendersi ma capace di avvicinarsi sino a 133 millesimi.
Test importanti, si diceva, che hanno dato le prime risposte alle domande degli appassionati. Detto di Valentino, della sua ritrovata vena, della voglia di tornare il Migliore, e di una moto che sembra molto più stabile e reattiva, frutto di un progetto nato bene, va detto che la Honda, per continuare a vincere, quest’anno ha cambiato...cavallo. La Rc212V sembra costruita apposta per le misure (piccole) di Pedrosa. Che infatti si è trovato benissimo da subito mentre il campione uscente, Nicky Hayden, su quella moto proprio non ci sta. Tra le sue mani sembra piccolissima e lui, poveretto, fa una fatica terribile. Quanto agli altri, Jerez ha sentenziato che saranno i pneumatici a fare la differenza: la Michelin ha avuto uno sviluppo pazzesco nelle coperture da qualifica mentre le Bridgestone (che forniscono Ducati, Kawasaki, Suzuki e le Honda di Melandri e Elias) vanno meglio con quelle da gara, come dimostrano i tempi nel dopo-show. Ma quelli di Capirossi (7° a 1’’5) e Melandri (14° a 2’’2) sono ritardi forti: se si parte così indietro recuperare diventa difficile. Soprattutto se quei due, là davanti, andranno come fulmini.