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Ricerca senza animali

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2007 13:23
06/03/2007 13:43
 
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“Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni”.
Albert Einstein 1879-1955


La maggior parte delle persone ritiene di conoscere, seppure vagamente, il significato del termine vivisezione.

La vivisezione è sinonimo di sperimentazione animale così come lo impiegavano Claude Bernard (fisiologo 1813 – 1878) e i suoi contemporanei apostoli di tali metodi. In tal senso viene impiegato ancora oggi. Dice l’Enciclopedia Americana, alla voce vivisezione: “il termine si applica ad ogni tipo di sperimentazione sugli animali, sia che questi vengano sezionati o no.”
E il grande Merrian-Webster, dizionario che fa testo nelle maggiori Università statunitensi: “ogni forma di sperimentazione animale, specie se provoca sofferenza al soggetto”. Dunque il termine vivisezione si applica a tutta la sperimentazione atta a causare sofferenze sia fisiche che psichiche.

E’ una realtà dura, bruciante, che agghiaccia la mente con immagini di cani, scimmie, cavie, topi, ratti, gatti, maiali, conigli, ma anche cavalli, asini, capre, uccelli, rane, pesci ed ogni specie vivente di animali, i quali vengono mutilati, avvelenati, accecati, affamati, bruciati, ghiacciati, schiacciati, decerebrati, ustionati, infettati con malattie, assoggettati a stress, shock o privazioni.

Un aspetto inquietante della vivisezione è che gli pseudo-ricercatori, grazie all’inaffidabilità del modello animale, promuovono o condannano un determinato ritrovato in relazione alle attuali esigenze di mercato, non esitando a ribaltare o smentire i dati che in passato si erano acquisiti, secondo un establishment ben consolidato e redditizio: l’industria della salute.

La grande truffa della vivisezione si basa su un assioma semplicissimo: ogni specie è differente, per metabolismo e altri parametri fisiologici, di conseguenza nessun risultato conseguito sugli altri animali sarà mai estrapolabile all’uomo. Nessuna specie animale, compreso l’uomo, può costituire modello sperimentale per nessun’altra specie.
Gli animali sono così diversi dall’uomo che quello che si verifica nell’animale può essere simile a quello che avviene nell’uomo, leggermente diverso, completamente diverso o totalmente opposto.
Per cui, quando si è fatto un esperimento sugli animali, è necessario e indispensabile ripeterla nell’uomo. La vivisezione è un metodo a posteriori, ma a noi interessa sapere prima, e non dopo, cosa succederà al proprio organismo. Dunque la vivisezione diventa un alibi per poter sperimentare nell’uomo senza aver alcuno ostacolo di natura burocratica e giuridica.


Opuscolo Ricerca Senza Animali

Libretto Informativo sulla Vivisezione

06/03/2007 13:50
 
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VIVISEZIONE - LE CONSIDERAZIONI SCIENTIFICHE
“Molto probabilmente la sperimentazione sugli animali si rivelerà come il capitolo più nero della storia della medicina”. Prof. R. Gesell, fisiologo, Università del Michigan

Molte scoperte scientifiche vengono ingiustamente attribuite alla vivisezione; scoperte cliniche sono falsamente dichiarate dai vivisettori.


Le trasfusioni di sangue

Il primo tentativo di trasfusione di sangue fu effettuato sugli animali nel 1665 e poco più tardi fu effettuata una trasfusione dagli animali all’uomo, con esiti negativi. Nei primi anni dell’800, esperimenti sugli animali dimostrarono che era pericoloso lo scambio di sangue tra le specie. Allora fu tentata la trasfusione da uomo a uomo ma, anche in questo caso, molti riceventi morirono.
La trasfusione divenne sicura verso la fine del XIX secolo, quando i dottori Levine e Stetson mischiarono campioni di sangue provenienti da diversi esseri umani e scoprirono la ragione dei precedenti fallimenti: avevano scoperto i gruppi sanguigni umani senza usare gli animali. Il fattore Rhesus (Rh) prese questo nome solo da esperimenti su animali effettuati in seguito alla scoperta avvenuta in un paziente di New York nel 1939. La prima menzione di questo nome (Rhesus: piccola scimmia originaria dell’India) si ha nel 1940, quando un gruppo di vivisettori, ovviamente molto seccati per essere stati battuti al riguardo, produssero un articolo del loro lavoro su una rivista scientifica, ripetendo semplicemente quanto già portato a conoscenza del rapporto clinico del 1939 da Levine e Stetson (“An usual case of intra.group agglutination”, 1939).


I trapianti d’organo

I chirurghi che si accingono ad applicare una nuova tecnica di trapianto, generalmente la fanno precedere da esercitazioni sugli animali, per dare una giustificazione preventiva ad eventuali insuccessi nell’uomo. Così anche Christian Barnard, prima di compiere i suoi primi trapianti di cuore nell’uomo si esercitò a lungo su numerose specie animali. A quanto pare i risultati sugli animali furono così soddisfacenti che lo stesso Barnard, il 2 dicembre 1967, a Città del Capo, si decise ad operare su un uomo. Il paziente morì dopo pochi giorni e così un anno dopo egli fece il suo secondo trapianto di cuore su un altro malato cardiopatico: la sopravvivenza fu di 20 mesi.
Da allora sono stati compiuti molti trapianti con esito positivo, se si considera il periodo di sopravvivenza dei pazienti.
I risultati complessivi di queste operazioni dovrebbero apparire chiari a tutti: le esercitazioni compiute sugli animali non portarono a nessun progresso in quanto i primi pazienti che furono operati morirono nel giro di poche settimane. Sulla loro morte e non sugli animali fu elaborata la tecnica che permise di ridurre gli insuccessi e che permette al giorno d’ogginumerosi trapianti con esiti sempre più positivi.
Per i trapianti il problema non è tanto tecnico, ma immunologico: il possibile rigetto. Quest’ultimo non può essere risolto con gli animali, il cui sistema immunitario differisce totalmente da quello umano. Nel 1984, il Prof Leonard Bailey, eseguì il primo xenotrapianto tra un babbuino e Baby Fae (il nome dato a una bambina nata pochi giorni prima con una malformazione cardiaca). La piccola vittima morì pochi giorni dopo l’intervento a causa del rigetto. Eppure l’idea assurda del trapianto d’organo tra specie diverse (xenotriapanto) non è mai stata abbandonata, e ai giorni nostri si cerca ancora tramite combinazioni chimiche di trovare un farmaco che possa far fronte al rigetto e che possa permettere il trapianto stesso, dimenticando che il sistema immunologico degli animali differisce da quello umano.


Le malattie infettive e i vaccini

Alla gente è stato fatto credere che le malattie infettive quali la poliomielite, il vaiolo, la tubercolosi, la polmonite, il tetano, la pertosse, il morbillo, la scarlattina e la difterite furono debellate da medicinali e vaccini scoperti grazie alla vivisezione. La storia prova che non è così. Già prima dell’introduzione di medicinali o vaccini, per queste malattie, vi erano già state massicce riduzioni delle percentuali di mortalità (in alcuni casi fino al 90%).Le misure di salute pubblica prese tra il 1850 e la prima parte del XX secolo portarono: al controllo delle forniture d’acqua, al miglioramento delle condizioni igieniche e dell’apparato fognario, ad una migliore nutrizione e ad un miglioramento complessivo delle condizioni di vita. Così quando la medicina di laboratorio entrò in scena, il compito di eliminare queste malattie era già stato portato a termine. Eppure sia gli animali vivi che i loro tessuti sono stati usati per produrre vaccini per uso umano, anche se questo si è dimostrato pericoloso a causa della differenza tra le specie e, ancora più importante, per il pericolo di contaminazione di virus di specie sconosciute. Attualmente, molti vaccini virali sono prodotti in colture di cellule umane.



La medicina e la farmacologia

Gas esilarante, cloroformio, etere, digitalina, atropina, iodio, morfina, chinino sono stati scoperti grazie alle osservazioni cliniche. Mezzi diagnostici come il termometro da febbre, lo stetoscopio, l’auscultazione, il microscopio, la batteriologia, l’oftalmoscopio, la percussione, la risonanza magnetica sono stati inventati senza servirsi di animali.
Pasteur aveva annunciato la teoria bacillare dopo avere studiato al microscopio la fermentazione della birra e del vino, spiegando l’importanza dell’igiene ippocratica introducendo l’asepsi (l’assenza di germi capaci di provocare processi d’infezione nelle ferite). Roentgen aveva scoperto i raggi x senza far uso di animali, così come pochi anni dopo i Curie dovevano scoprire il Radium.
Riassumendo, non esiste una sola scoperta importante e di valore pratico ai fini della salute umana dovuta alla vivisezione. Per contro vi sono numerosi casi in cui il metodo basato sull’utilizzo degli animali ha portato a errori fatali, oltre che ritardare le ricerche davvero scientifiche. Questo perché nessuna specie animale, compreso l’uomo, può costituire modello sperimentale per nessun’altra specie, in quanto tra le differenti specie esistono differenze fisiologiche e differenze di reazione alle sostanze sia chimiche che naturali.
Ecco alcuni esempi: l’Amanita Phalloides, fungo velenosissimo per l’uomo, può essere ingerita dal coniglio senza alcun problema; la Vitamina C, la quale può essere eliminata tranquillamente dalla dieta del cane, del gatto, del ratto, del topo, del criceto (la Vitamina C la fabbricano da sé) ma non eliminiamola dalla dieta della cavia, dei primati o dell’uomo, in quanto morirebbero di scorbuto; dal Nitrito d’Amile, il quale innalza pericolosamente la pressione interna dell’occhio del cane ma abbassa la pressione dell’occhio umano; la Nitroglicerina (e altri composti nitrici) che abbassa la pressione arteriosa degli animali più usati in laboratorio ma non quella dell’uomo; la Morfina, la quale addormenta l’uomo e il ratto ma ha l’effetto esattamente opposto nel gatto; l’Acido Cianidrico, letale per l’uomo, può benissimo essere ingerito da rospi, pecore, porcospini; la Cicloserina, attiva sulla tubercolosi sperimentale della cavia e del topo; la Serotonina, che aumenta la pressione arteriosa nel cane, ma la riduce nel gatto.

Nella seguente tabella sono riportati gli effetti teratogeni, cancerogeni, tossici o comunque dannosi di alcune sostanze (e farmaci) più comunemente utilizzate in medicina, su specie diverse:


PENICILLINA
(antibiotico)
dannosa:cavia
non dannosa:uomo

CLOROFORMIO
(anestetico)
dannosa:cane
non dannosa:uomo

INSULINA
(sostanza per diabetici)
dannosa:coniglio topo gallina
non dannosa:tutti gli animali più usati in laboratorio

ASPIRINA
(analgesico)
dannosa:topo, caviascimmiacane, gatto
non dannosa:uomo

STRICNINA
(veleno)
dannosa:uomo
non dannosa:scimmia,cavia, pollo

FLOSINT
(antinfiammatorio)
dannosa:uomo
non dannosa:tutti gli animali
più usati in laboratorio

DIGITALE
(farmaco per il cuore)
dannosa:cane
non dannosa:uomo

NOVALGINA
(analgesico)
dannosa:gatto
non dannosa:uomo

ARSENICO
(veleno)
dannosa:uomo
non dannosa:pecore
porcospini

CLORAMPHENICOLO
(antibiotico)
dannosa:uomo
non dannosa:tutti gli animali più usati in laboratorio

ATROPINA
(farmaco neurolitico)
dannosa:uomo
non dannosa:piccioni conigli

*Attenzione: molte di queste sostanze possono comunque causare effetti collaterali.

Anche valutando gli effetti di uno solo di questi farmaci, se ne può dedurre che è impossibile estrapolare all’uomo con certezza i risultati degli esperimenti compiuti sugli animali.
Gli animali sono così diversi dall’uomo che quello che si verifica nell’animale può essere simile a quello che avviene nell’uomo, leggermente diverso, completamente diverso o totalmente opposto.
Per cui, quando si è fatto un esperimento sugli animali, è necessario e indispensabile ripeterla nell’uomo. La vivisezione è un metodo a posteriori, ma a noi interessa sapere prima, e non dopo, cosa succederà al proprio organismo. Dunque la vivisezione diventa un alibi per poter sperimentare nell’uomo senza aver alcuno ostacolo di natura burocratica e giuridica.

L’impiego di certi farmaci fu addirittura ritardato dalla sperimentazione su animali. Si possono citare innumerevoli casi. Ad esempio, uno degli antiepilettici ancora oggi molto conosciuto ed importante è il Fenobarbital (Luminal) che, fortunatamente, non fu provato su animali prima di essere impiegato dal Prof. Hauptmann sui malati di epilessia. Oggi, probabilmente, per questo farmaco, non sarebbe neppure permesso l’impiego in medicina umana dal momento che provoca nei topi il cancro al fegato. Il Clausterone, il prodotto ormonale per anni utilizzato contro il cancro mammario avanzato, non aveva dimostrato alcuna azione antitumorale negli animali da laboratorio. Ma la regola è spesso l’inverso: “si perdono anni e milioni di euro per accertare la sicurezza di un antineoplastico, attivo sui ratti, per accorgersi, dopo, che non ha alcuna efficacia sull’uomo” (Tempo Medico, 1975).
Prendiamo adesso in esame due dei farmaci più famosi che in base alla sperimentazione sugli animali erano risultati innocui, ma una volta immessi sul mercato hanno provocato delle vere e proprie tragedie. Il primo è il Talidomide che come riferisce nel 1962, il Time: “dopo tre anni di prove su animali era stato ritenuto così innocuo che ne era stata approvata la libera vendita senza alcuna prescrizione medica”. Il risultato fu la nascita di più di 10.000 bambini focomelici (con gravi malformazioni) in tutto il mondo, causate dall’ingestione di questo tranquillante da parte di donne in gestazione. L’altro farmaco che, nonostante la sperimentazione su animali, fu considerato innocuo è il Dietil-Stilbestrolo (ormone sessuale); immesso sul mercato perché “arresta il cancro alla prostata”, venne usato, in seguito, come antiabortivo (per assicurare il buon esito della gravidanza) con il risultato di provocare il cancro vaginale o uterino nel 95% delle figlie, in età variabile tra i 7 e i 27 anni. Perciò i primi sospetti sorsero soltanto una ventina d’anni dopo che il farmaco era stato messo in commercio, e intanto esso continuava ad agire insospettato.
Questi non sono solo che due degli innumerevoli farmaci che, a seguito delle prove su animali, avevano dato indicazioni positive per il loro utilizzo in terapia umana e che hanno poi causato disastri farmacologici, cioè effetti indesiderati gravissimi, drammatici sull’uomo.Questo dimostra che gli effetti tossici e collaterali non appaiono durante i test preliminari sugli animali, ma solo dopo che il trattamento è stato usato in via generale sull’uomo per lungo tempo.
C’è anche da considerare che ogni singolo soggetto di ogni specie differisce nelle reazioni, in base al proprio metabolismo, da ogni altro individuo della stessa specie. Ad esempio: il Cloroformio provoca epatomi in vari ceppi di topi femmina ma non nei topi maschi; il Tetacloruro di Carbonio provoca il cancro del fegato nel topo mentre nel ratto provoca cirrosi.


Il cancro

I tumori maligni sono responsabili di molti decessi nel mondo occidentale. Questo è dovuto principalmente alle numerose sostanze chimiche respirate e ingerite, anche involontariamente, nel corso della nostra esistenza attraverso un’errata alimentazione, l’inquinamento da fattori ambientali esterni e, non ultimi, i farmaci. Da molti decenni, in tutto il mondo, i ricercatori si ostinano a indurre artificialmente nell’animale da sperimento forme di cancro per studiare le cause ed eventualmente per trovare una terapia specifica ed efficace. Ma i ricercatori, per far fronte a una malattia così importante, spesso agiscono in concorrenza tra loro e in modo scoordianato e incontrollato, spendendo somme incredibili di denaro e martoriando milioni di animali con risultati che purtroppo le statistiche sulla mortalità per cancro ci indicano. Da questi risultati fallimentari si comprendere che non vi è alcun parallelo o rassomiglianza tra le malattie che insorgono spontaneamente nell’uomo e le malattie indotte artificialmente in animali non malati. Infatti i tumori indotti artificialmente mediante stimoli fisici e chimici, manipolazione genetica, o mediante innesti o iniezioni di tessuto canceroso, si sviluppano in maniera diversa da quelli spontanei, più vulnerabili all’attacco delle difese naturali dell’organismo. Inoltre, accanto ad altre importanti diversità biochimiche e morfologiche, i tumori provocati negli animali da laboratorio non producono metastasi, cioè spostamento e riproduzione del tumore in un altro punto dell’organismo. Tutte queste considerazioni, riferite specificatamente alla ricerca sul cancro (senza uso di animali) sono già state espresse da medici e ricercatori di fama Internazionale. In Italia, il Prof. Giulio Tarro (primario della divisione di virologia all’ospedale Cotugno di Napoli, docente all’Università di Napoli, presidente della Fondazione Beaumont-Bonelli per le ricerche sul cancro), compie ricerche sul cancro senza ricorrere alla sperimentazione animale, ma sperimentando su cellule e colture di tessuti umani.


L’AIDS

Le conoscenze che abbiamo derivano dall’epidemiologia (lo studio delle malattie nelle popolazioni). Sono stati questi studi a rivelare che i metodi di trasmissione sono collegati coi contatti sessuali, col sangue (trasfusioni) e, più importante, l’epidemiologia ha mostrato come prevenire l’AIDS. La scoperta del virus dell’AIDS nella linfa umana ne ha rivoluzionato la ricerca. Da allora gli studi in vitro sono aumentati e hanno mostrato come il virus si comporta nelle cellule del sangue e nei tessuti. I modelli animali non possono farsi merito del progresso raggiunto nella ricerca per la cura dell’AIDS, non esiste specie animale che possa riprodurre l’AIDS umano.


L’aumento della mortalità

La medicina ufficiale, dietro cui si nasconde l’industria farmaceutica, afferma da anni che molte malattie sono state sconfitte grazie alla ricerca condotta sugli animali. Ma le uniche malattie scomparse o fortemente regredite nei paesi occidentali sono alcune malattie infettive: quelle dipendenti da fattori di igiene pubblica e delle migliorate condizioni di vita. Invece le altre malattie, quelle che la ricerca dovrebbe debellare (cancro e malattie cardiovascolari) sono in continuo aumento. L’industria farmaceutica, attraverso i mass media fa credere che i farmaci avrebbero contribuito in maniera determinante all’aumento della vita media umana. La storia ci insegna che un tempo si moriva principalmente a causa di guerre, calamità naturali, cattive condizioni igieniche, indigenza, ecc. Oggi, il 90% dei decessi è dovuto a malattie, e solo il 10% ad altri fattori come incidenti, suicidi, omicidi, ecc (spesso causati dall’uso di psicofarmaci e stupefacenti). La farmacologia e la medicina ufficiale non possono farsi merito della diminuzione delle malattie studiate e sperimentate sugli animali. Nonostante la professione medica abbia riconosciuto da tempo l’importanza di fattori soggettivi nelle malattie umane quali l’habitat, l’alimentazione, l’ereditarietà, i fattori occupazionali, emozionali, di stress, i ricercatori vivisettori insistono in esperimenti su animali in cui, a causa di differenze genetiche, metaboliche, organiche, non è possibile riprodurre in laboratorio modelli sperimentali validi per l’uomo. Infatti le malattie cardiache (come l’infarto, responsabile in occidente di numerosi decessi), sono collegate ad una cattiva dieta (eccessivo consumo di grassi di origine animale), unita a stress, alcool, fumo e mancanza di esercizio fisico.
06/03/2007 13:51
 
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VIVISEZIONE - I METODI SCIENTIFICI SOSTITUTIVI

“Non sappiamo come estrapolare all’uomo i risultati ottenuti con gli animali”. Prof. John A. Oakes, Professore di Medicina e Farmacologia dell’Università Vanderbilt

La stragrande maggioranza degli esperimenti compiuti sugli animali sono quelli per i test "di tossicità" obbligatori per legge, cioè quei test che dovrebbero accertare la pericolosità di una data sostanza chimica per l'uomo. Altri esperimenti sono quelli compiuti invece nella ricerca biomedica di base, per lo studio delle malattie: in questo caso non è obbligatorio per legge usare gli animali, però è quello che si continua a fare. Infine, una piccola percentuale di esperimenti sono quelli a scopo didattico-dimostrativo.

Per i test di tossicità sono state sviluppate negli ultimi vent'anni diverse metodologie:
• Colture di cellule e di tessuti umani: permettono ai ricercatori di studiare specifiche parti del corpo umano. Ad esempio, cellule di sangue e tessuto canceroso servono a investigare sulle modalità con cui i virus causano le infezioni; la placenta umana può servire per provare se certi farmaci possono o meno passare la barriera placentale dalla madre al bambino.
• Microorganismi: servono a provare il danno genetico causato da sostanze chimiche o radiazioni. Ad esempio, il test di Ames, basato su microorganismi, è un test di mutagenicità, cioè può identificare le sostanze chimiche che danneggiano il DNA delle cellule.
• Modelli matematici computerizzati: esistono diversi sistemi di questo genere, per esempio "DEREK", un programma sviluppato all'Università di Leeds il cui database contiene molte informazioni sulle reazioni allergiche.
• Tecniche non-invasive per immagini: servono per la ricerca sul cervello, e consentono lo studio diretto del cervello umano, attraverso metodi sicuri e non invasivi, ad esempio la PET (Tomografia a Emissione di Positroni), l'elettroencefalografia, etc.
• Sistemi artificiali: sono modelli in vitro che simulano una parte del corpo umano. Esistono modelli dell'intestino umano, della pelle umana, gli occhi artificiali, etc.

Per la ricerca biomedica di base, lo studio va fatto direttamente sull'uomo (studi clinici, epidemiologici, etc. come illustrato più oltre, ovviamente rispettando rigorosamente i limiti imposti dall'etica alla ricerca clinica), e per i test di nuovi possibili farmaci si possono usare colture in vitro di tessuti o interi organi umani. I ricercatori che abbiano a cuore la vera ricerca scientifica e non la propria carriera, hanno a disposizione metodi migliori dei test sugli animali:
- La ricerca clinica: la maggior parte delle scoperte mediche (i cui successi vengono spesso attribuiti alla sperimentazione animale) sono dovute infatti ad un'osservazione clinica (sull'uomo) di un particolare fenomeno, che solo in seguito i ricercatori tentano di riprodurre negli animali, inducendo artificialmente in essi delle patologie. Essi variano le condizioni dell'esperimento, così come la specie di animale utilizzata, fintantochè non trovano una specie e una serie di condizioni per cui il risultato coincide con l'indicazione già nota fornita dall'uomo; e così il merito va "all'esperimento sull'animale";
- L'epidemiologia e la statistica: l'epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione delle patologie nella popolazione; la statistica è invece la disciplina che si occupa del trattamento dei dati numerici derivanti da un gruppo di individui. Sono stati l'impiego della epidemiologia e della statistica che hanno permesso di riconoscere la maggior parte dei fattori di rischio delle malattie cardiocircolatorie quali l'ipertensione arteriosa, il fumo, il sovrappeso, l'ipercolesterolemia;
- Lo studio diretto dei pazienti, tramite i moderni strumenti di analisi non-invasivi: questi metodi consentono di ottenere ottimi risultati, come è stato riscontrato per le malattie cardiache;
- Le autopsie e biopsie: le autopsie sono state cruciali per la comprensione di molte malattie; con le biopsie si possono ottenere molte informazioni durante i vari stadi della malattia. Per esempio, le biopsie endoscopiche hanno dimostrato che il cancro al colon deriva da tumori benigni chiamati adenomi. Questo è in contrasto con il modello animale più usato, in cui non vi è la sequenza adenoma-carcinoma.

Per quanto riguarda la sperimentazione didattica esistono ormai centinaia di metodologie alternative già validate:
• modellini, manichini e simulatori meccanici animali e umani;
• film e video;
• libri di fotografie;
• simulazioni computerizzate;
• esperimenti su piante, microorganismi, colture cellulari e tessutali;
• pratica clinica.



La validazione dei metodi alternativi

Ai fini della predittività nei confronti dell'uomo, la legge prevede che i modelli alternativi vadano validati. Nonostante i considerevoli sforzi compiuti per sviluppare metodi alternativi all'uso di animali, sono stati fatti relativamente pochi progressi nell'accettazione di questi test da parte degli organismi preposti. L'inerzia al cambiamento è stata significativa: sia gli scienziati sia le persone preposte ai controlli tendono a usare tecniche con cui sono già familiari.
Un altro problema consiste nel metodo di validazione. La validazione è il processo che stabilisce l'affidabilità e la rilevanza di un metodo. L'affidabilità consiste nella riproducibilità dei risultati nello stesso laboratorio e tra laboratori diversi, e la rilevanza è la misura dell'utilità e della significatività del metodo per un certo scopo.
I test di validazione sono molto lunghi e onerosi (possono durare molti anni), e poggiano su una base scientificamente inaccettabile: un metodo si ritiene valido quando fornisce per certe sostanze risultati simili a quelli ottenuti, in passato, per le stesse sostanze mediante animali da laboratorio. Dal punto di vista scientifico questo è insensato, perché i risultati vanno confrontati con quelli noti sull'uomo, non sugli animali (anche perché animali di specie diverse danno comunque risultati diversi tra loro). Inoltre, non ha senso confrontare i dati ottenuti da un organismo in toto con quelli di una coltura cellulare umana. Questi ultimi sono parziali, ma danno informazioni certe per l'uomo, invece i test sugli animali sono più completi ma danno informazioni completamente incerte (e quindi irrilevanti) riguardo all'effetto sull'organismo umano.
Inoltre, tutti i test su animali già in uso non sono mai stati validati (e in effetti la correlazione dei risultati da essi ottenuti e quelli ottenuti sull'uomo è molto bassa, spesso statisticamente irrilevante), ma entrano di diritto lo stesso nelle linee guida, accettate a livello mondiale, dell'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD - Organization for Economic Cooperation an Development).
L'Unione Europea ha istituito un centro per la validazione di metodi alternativi, l'ECVAM (European Center for the Validation of Alternative Methods) che ha sede a Ispra, Varese.

Conclusioni

Come si è visto da questa panoramica, i metodi alternativi sono in fase di sviluppo già da molti anni, ma ci sono ancora varie questioni che ne rendono poco applicabile l'uso:
• problemi nella validazione di questi metodi, dovuta all'inerzia al cambiamento e a metodi di validazione troppo restrittivi e poco scientifici
• molti metodi alternativi non sono "sostitutivi", cioè usano ancora parti di animali (uccisi appositamente), e questo non è accettabile né sul piano etico né su quello scientifico
• inerzia al cambiamento anche nell'uso di metodi già validati
• difficoltà nel reperire tessuti umani utilizzabili per i test di tossicità e la ricerca, non dovuti a una vera e propria mancanza di materia prima, ma solo a una mancanza di organizzazione e normative su questo tema.

Ciascuno di noi può fare qualcosa per far cambiare la situazione: occorre far sentire la nostra voce, in vari modi, affinché i legislatori tengano conto del parere dei cittadini su questo argomento importante e complesso, sia dal punto di vista etico che scientifico.

“Di tutti i crimini neri che l’uomo commette contro Dio e il creato,
la vivisezione è il più nero”. Mahatma Ghandi, 1869-1948


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VIVISEZIONE - DATI E FATTI
“Rispondimi, meccanicista, la natura ha dunque combinato in questo animale tutte le molle del sentimento perché non senta? Ha forse dei nervi per essere impassibile? Non supporre questa impertinente contraddizione della natura”. Voltaire 1694 – 1778)

Ogni anno nel mondo vengono sottoposti alla vivisezione circa 300 milioni di animali. In Italia sono 1 milione (fonte Gazzetta Ufficiale), anche se il numero di animali potrebbe essere maggiore, dal momento che non sempre viene dichiarato il numero effettivo.

Solo il 30% degli esperimenti riguarda la medicina, compresi gli esperimenti di parabiosi, in cui due o più animali vengono cuciti insieme per formare gemelli siamesi ed altri come quelli compiuti dal trapiantatore di teste di scimmie Robert White. Il restante 70% riguarda esperimenti per testare prodotti cosmetici, industriali (detersivi, saponi, inchiostri, ecc.), bellici (gas tossici, radiazioni nucleari, armi batteriologice, nuovi proiettili, ecc.), per prove psicologiche comportamentali, oppure per qualsiasi altro esperimento che permetta al ricercatore di raggiungere una qualsiasi “cognizione scientifica”.
L’anestesia non viene sempre praticata e spesso dura solo una parte dell’esperimento. Se l’effetto dell’anestetico durasse anche per tutto l’esperimento, l’animale sottoposto soffrirebbe comunque in seguito all’operazione e il dolore si protrarrebbe per molto tempo. In ogni caso la sofferenza per gli animali incomincia già negli tabulari dei laboratori. Infatti solitamente sono tenuti in stanze prive di finestre e alloggiati in gabbie di dimensioni molto ridotte e con grate metalliche sul fondo al fine di facilitarne le pulizie. Non sono rari episodi di automutilazioni come è successo all’Istituto Superiore di Sanità, dove almeno una scimmia è arrivata ad automutilarsi a causa dello stress.

Cos’è che spinge i ricercatori ad utilizzare gli animali negli esperimenti di vivisezione?
Innanzi tutto bisogna dire che gli esperimenti sugli animali rappresentano un facile sistema per fare carriera, attraverso resoconti e pubblicazioni di esperimenti che nei concorsi vengono notevolmente valutati. Di conseguenza queste pubblicazioni porteranno pubblicità e consentiranno ai ricercatori di avvalersi dei sussidi finanziari (denaro pubblico) messi a disposizione dai vari Consigli Nazionali di Ricerca.


L’industria farmaceutica

La vivisezione è purtroppo la forma più comune per le prove di tossicità ed efficacia dei farmaci sebbene questi test, obbligatori per legge, abbiano valore nullo (addirittura fuorviante) nel contesto della sicurezza per l’uomo.
Una delle prove più comuni per verificare il grado di tossicità di un farmaco è quella della LD 50 (Dose Letale 50%). Per ogni prova vengono utilizzati tra i 50 e i 60 animali a cui viene introdotta a forza nello stomaco una sostanza per verificare quanta ne occorre per uccidere la metà degli animali. Questa sostanza può anche essere fatta inalare sotto forma di gas: in questo caso si parla di LC50 (concentrazione letale 50%). Gli animali vengono lasciati soffrire fino a 2 settimane, nel corso delle quali accusano i seguenti effetti: vomito, diarrea, sanguinamento dagli occhi o dalla bocca, spasmi, convulsioni, soffocamento.
Con questo sistema si cerca, basandosi sul peso corporeo, di determinare la dose ottimale sicura per l’uomo.
Gli stessi studi hanno dato prova dell’inutilità di tale esperimento, il quale ha valore nullo, se non addirittura fuorviante, per la sicurezza dell’uomo. Infatti le prove LD 50 dipendono da età, sesso, specie utilizzata (addirittura i risultati cambiano utilizzando diversi ceppi della stessa specie), dieta, stato di salute, stabulazione e temperatura ambientale. Ogni specie animale (compreso l’uomo) reagisce sempre in modo totalmente diverso dalle altre specie.
Questo è un concetto ormai riconosciuto da tutto il mondo scientifico internazionale e che rende impossibile e inutile ogni estrapolazione di dati da una specie animale all’altra.
Lo dimostra la seguente tabella basata su esperimenti di LD50 che non permettono certo di prevedere quale dose potrà essere quella relativa all’uomo viste le diversità nelle specie analizzate:
Formaldeide (LD50)
Animale
Ratto 800 mg/Kg
Cavia 260 mg/Kg
Topo 42 mg/Kg
Queste rappresentano le dosi per ogni Kg di peso corporeo sufficienti ad uccidere il 50% degli animali presi in esame.
Tutto questo poco importa alle ditte farmaceutiche, le quali si servono di tale metodo per ottenere l’autorizzazione a riversare sul mercato moltissimi prodotti, spesso sempre gli stessi, in nuove combinazioni e sotto nomi diversi.
I preparati attualmente in uso sono più di 150.000. Ogni anno 15.000 nuove combinazioni invadono il mercato e 12.000 vengono ritirate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci informa che solo 200 tra farmaci e vaccini possono essere considerati veramente indispensabili.


L’industria cosmetica

La questione dei test su animali per quanto concerne i cosmetici (compresi shampoo, saponi, bagnoschiuma, etc.) e i detergenti in genere è piuttosto complessa. Questi prodotti sono costituiti da numerose sostanze chimiche che vengono mescolate insieme per ottenere il prodotto finito, sostanze spesso fabbricate da ditte diverse da quelle che poi studiano, producono e commercializzano i cosmetici.
Tutte le nuove sostanze chimiche, indipendentemente dall'uso che ne verrà fatto, sono sottoposte ad alcuni test generici su animali, come l'LD50, e in funzione del loro futuro uso vengono in seguito sottoposte ad ulteriori test specifici, come il Draize test per i cosmetici.
La stragrande maggioranza dei prodotti finiti non è testato su animali perché non è obbligatorio per legge e poche ditte vogliono buttare via soldi in prove che sanno benissimo essere prive di rilevanza scientifica.
Fanno eccezione i prodotti di alcune grosse multinazionali, come la Procter & Gamble che dichiarano di testare anche i prodotti finiti per garantire ai consumatori una maggiore sicurezza, mentre in realtà lo fanno solo per avere ulteriori dati di tossicità dei loro prodotti, da utilizzare in eventuali processi intentati dai consumatori.
Nel 1976 è stata definita la Positive List, cioè la lista delle sostanze fino a quel momento considerate sicure. Da quel momento in poi, tutte le nuove sostanze sono state provate, obbligatoriamente per legge, sugli animali, per fornire alle autorità competenti un profilo tossicologico che comprenda test come l'LD50, il Draize Skin test e il Draize Eye test (e molti altri come fototossicità, cancerogenicità, ecc.). Alcuni di essi, come il famigerato Draize test, sono specifici per i cosmetici. Altri, come l'LD50, abbiamo visto che sono usati invece per tutte le sostanze chimiche a prescindere dal loro uso. Tutti questi test comportano sofferenze terribili per gli animali utilizzati, ma le industrie chimiche e cosmetiche non hanno mai mosso un dito per richiedere una modifica delle normative, almeno fino a quando l'opinione pubblica non ha cominciato a rendersi conto di ciò che avviene nei loro laboratori.
Va detto comunque che la legge che abolirà i test su animali per i cosmetici non abolirà i test di tossicità generici (l'LD50) per i nuovi prodotti chimici. Questo significa che qualunque nuova sostanza chimica (inclusi i nuovi ingredienti dei futuri cosmetici e detergenti) che verrà introdotta sul mercato verrà testata comunque su animali e l'unico vantaggio sarà che anche qualora questa sostanza dovesse entrare nella composizione di un nuovo cosmetico, essa non dovrà essere sottoposta alla sperimentazione su animali specifica per i cosmetici (il Draize test).
Questo vale anche per i prodotti per la casa. Se parliamo di detersivi, non possiamo trascurare anche l'impatto ambientale di ingredienti quali fosfati, candeggianti al cloro e tensioattivi cationici. Prima di acquistare un detersivo, accertiamoci che si tratti di un prodotto ecologico. L'agente lavante non dovrebbe essere sintetico, ma a base di sapone vegetale.

LISTA NEGATIVA
Cosmetici Procter & Gamble
Max Factor, Oil of Olaz, Infasil, Camay, Pantene
Crema da barba Procter & Gamble
Noxzema
Detersivi Procter & Gamble
Ariel, Dash, Dora, linea Ace, Lenor, Nelsen, Spic & Span, Viakal, Mastro Lindo, APC, Baleno, Mister verde, Polin, Può, Tide, Tuono, Zest

LISTA POSITIVA
Cosmetici Lakshmi si può richiedere loro la lista dei punti vendita nella propria città: Lakshmi - Via Fior di Loto 37021 Boscochiesanuova (Verona). Tel. 045/6780077, fax: 045/7050200

Cosmetici Linea "Progetto Gaia" l'associazione Progetto Gaia rende disponibili ai soci prodotti vegetariani, vegani, animalisti, ecologici. Ha realizzato la "Linea Progetto Gaia", che comprende cosmetici e prodotti per l'igiene personale (shampoo, creme, etc.) che rispettano la Positive List. L'associazione ha sede in via Copernico, 41, 20125 Milano - Tel: 02/67075700 - Fax: 02/66719916 L'acquisto dei prodotti può essere fatto per corrispondenza, oppure direttamente on-line dal sito: www.progettogaia.org - posta@progettogaia.org

Cosmetici Lush frizzanti prodotti per il corpo a base di frutta e cioccolato (per i più golosi..). Si possono trovare anche prodotti vegani. Controllate sul sito www.lush.it la lista dei punti vendita. E' possibile anche effettuare ordini on-line.

Cosmetici L'Erbamica erboristeria cruelty free. Tutte le ditte trattate hanno sottoscritto l'impegno a non condurre né commissionare nessun esperimento su animali e a non comprare materie prime, formulazioni o prodotti da fornitori che hanno condotto o commissionato test su animali. Sconto del 7% per i soci di OIPA Italia. L'Erbamica si trova a Roma, in via Ezio 31, tel. 06 3201875.

Detersivi Almacabio
I prodotti Almacabio (Hedera Natur, via G. di Vittorio 21 - 39100 Bolzano. Tel. 047.15.011.38. Per l'elenco dei punti vendita, consultare il sito www.almacabio.it ) sono privi di materie prime di origine petrolchimica e di derivazione animale; inoltre, non contengono né sbiancanti ottici né profumazioni sintetiche. Al contrario, sono a base di tensioattivi di esclusiva origine vegetale, facilmente, rapidamente e completamente biodegradabili. Si tratta di prodotti concentrati: ne basta meno della metà di un detersivo tradizionale. Il detersivo lavatrice polvere garantisce, grazie alla propria composizione chimica, (percarbonato di sodio come principio sbiancante e candeggiante e tensioattivi non ionici come principio attivo lavante) una rimozione completa dello sporco e un'azione sbiancante a qualsiasi temperatura.
Lavastoviglie compresse è superconcentrato, non caustico e non contiene né cloro né fosfati. Protegge la lavastoviglie e gli scarichi.

Detersivi Biolavo I detergenti Biolavo (per richiedere il catalogo rivolgersi a: Argital, Via F.lli Bressan 21 - 20126 Milano. Tel. 02.25.758.77 - argital@tin.it ) non contengono conservanti, fosfati, EDTA, enzimi, fibre ottiche, ossidanti, coloranti, profumi sintetici e prodotti di origine animale; sono tutti a base di emulsionanti e schiumogeni di origine vegetale, biodegradabili oltre il 97% in un tempo brevissimo. I profumi sono naturali e ricavati da oli essenziali. Per addolcire le acque di lavaggio e ad evitare l'uso degli ammorbidenti, viene utilizzata l'argilla verde ventilata ed essiccata al sole.

Biolavo vetri è adatto a finestre, cristalli, specchi e parabrezza. La profumazione è ottenuta mediante l'aggiunta di oli essenziali di Eucaliptus e Arancio dolce.
Biolavo Antical è un anticalcare a base di olio essenziale di arancio dolce, tensoattivi di derivazione naturale non ionici e acido lattico di derivazione naturale.

Detersivi Indra I detergenti della linea Indra (creata da Lakshmi - Via Fior di Loto 8 - 37021 Boscochiesanuova, Verona. Tel. 045.67.800.77, e-mail: lakshmi@lakshmi.it Dal sito, www.lakshmi.it , è possibile ordinare il catalogo) si caratterizzano per essere biodegradabili, cruelty free e atossici. I contenitori sono in PE, una plastica riciclabile. In più, essendo prodotti superconcentrati, è possibile un risparmio tra il 40 e l'80% di plastica. Indra piatti ha una soffice schiuma naturale che pulisce a fondo e con delicatezza, senza alterare il ph acido delle mani. Il laurilcitrato di sodio, usato come tensioattivo (contro lo sporco), è ricavato dall'olio di cocco ed è completamente biodegradabile e privo di potere irritante sulla cute umana. Il prodotto è profumato con olio essenziale di arancio, menta e limone.
Indra universale per la casa è efficace contro incrostazioni di forni e fornelli e per la pulizia di sanitari, pavimenti, mobili e acciaio.

I test più usati per i prodotti cosmetici (oltre ai già trattati LD50 e LC50)

Draize Test oculare
Metodo di valutazione della capacità di una sostanza di irritare i tessuti dell'occhio umano, consistente nell'instillare la sostanza negli occhi dei conigli per poi esaminare, a distanza di vari giorni, i danni che essa provoca ai tessuti dell'occhio.

Draize Test cutaneo
Metodo di valutazione della capacità di una sostanza di irritare la cute umana, consistente nell'applicare la sostanza in esame sulla pelle depilata ed abrasata di animali, in genere conigli o cavie, per poi valutare a distanza di tempo l'irritazione provocata.

Test di cancerogenicità
Test finalizzato a stabilire se una sostanza è o meno cancerogena (ovviamente, per gli animali su cui si sperimenta, non per l'uomo). Generalmente vengono usati roditori ai quali viene fatta ingerire o inalare la sostanza per un periodo anche di diversi anni. In seguito gli animali vengono uccisi e sottoposti ad autopsia per stabilire la presenza di eventuali tumori nei loro tessuti.



L’industria bellica

La ricerca di modi sempre più sofisticati per uccidere e mutilare i nostri simili continua e come diretto risultato conigli, pecore, cani, maiali, topi, ratti, porcellini d’India e scimmie sono soggetti ad armi balistiche (tradizionali), chimiche, nucleari e biologiche.

Alcuni esempi: si sperimenta gas lacrimogeno sugli occhi di conigli coscienti; si espongono scimmie e altri animali a gas nervino; si somministra acido cianidrico velenoso ai cani; si spara a pecore con pallottole di gomma e plastica; si bruciano vivi i maiali per studiare l’effetto delle ustioni, ecc. Anche in questo caso molti medici chirurghi hanno affermato al Royal Victoria Hospital a Belfast (Irlanda) che questi esperimenti non hanno alcun valore scientifico.


Gli allevamenti di animali per la sperimentazione

Gli animali usati per gli esperimenti provengono dalla cattura nel loro ambiente naturale, dagli accalappiacani municipali e da quelli privati (in Italia non è più legale grazie alla legge 281/91), oppure da appositi allevamenti. Nel primo caso si tratta per la maggior parte di scimmie che una volta catturate iniziano un vero e proprio calvario: si calcola che più del 70% di esse, durante il trasporto, muoiano di traumi psichici e fisici, di fame, di sete, di angoscia o di soffocamento. I cani e i gatti vengono forniti o da persone senza scrupoli che li rubano ai privati per poi venderli agli istituti di ricerca o, nella maggior parte dei casi, da appositi allevamenti. Questa si è dimostrata un’industria molto redditizia economicamente.
Gli allevamenti più grandi e famosi in Italia sono:
- Morini, S. Polo D’Enza (RE), nel quale si trovano migliaia di cani bearle, i più usati in vivisezione per il loro temperamento docile.
- Charles River, a Calco (CO), forniscono animali mutanti, transgenici, ibridi e più di 55 “alterazioni chirurgiche” sui roditori.
- Harlan Italy a Correzzana (MI) e a S. Piero al Nattisone (UD), si vanta di fare import-export da e per tutti i paesi del mondo, procurano qualsiasi tipo d’animale: maiali, criceti, conigli, cani da caccia, Beagle e meticci.


L’Università e le didattica

Le ricerche sugli animali nelle Università oltre che rappresentare un guadagno economico, come nel caso delle altre industrie, rappresentano anche una scuola di apprendimento di tecniche vivisettorie, dove lo studente, avviato a tale pratica, difficilmente cambierà metodologia e questo a discapito della vera scienza, che dovrebbe insegnare, oltre al rispetto della vita, “Primum nihil nocere” (Ippocrate), anche delle efficienti metodologie sperimentali che non comportino l’utilizzo di animali.
Nelle Università con indirizzo scientifico esistono due tipologie principali di laboratorio: i laboratori di tesi di laurea ed i laboratori didattici. Nei laboratori di tesi di laurea viene svolta l’attività di ricerca: spesso vengono condotti esperimenti su animali vivi. I laboratori didattici sono invece quelli che lo studente incontra all’interno dei bienni o trienni propedeutici. In Italia, l’utilizzo degli animali a fini sperimentali è regolamentato dal decreto legislativo 116/92 che recepisce la direttiva 86/609/CEE: “In deroga all’art. 3, comma 1, il Ministro della Sanità autorizza gli esperimenti a semplice scopo didattico soltanto in caso di inderogabile necessità e non sia possibile ricorrere ad altri sistemi dimostrativi”.
Solo in Italia, è attiva la legge 413/93 “Norme sull’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale. Questa obbliga le strutture a fornire allo studente modalità di insegnamento che non prevedono l’utilizzo di animali. Gli studenti possono richiedere nelle segreterie universitarie l’apposita domanda.
In caso di esistenza di metodi sostitutivi utilizzabili, l’uso di animali non dovrebbe essere permesso in quanto, secondo il decreto legislativo 116/92, cade il caso di inderogabile necessità. Parecchi corsi di laurea hanno adottato metodi sostitutivi come filmati e software multimediali.


L’industria per la produzione di strumenti atti allo svolgimento
delle pratiche vivisettorie


Rappresenta un commercio molto redditizio: alcune ditte specializzate in queste forniture guadagnano una media di 500 milioni di Euro all’anno derivanti da vendite sui mercati mondiali. Nei cataloghi di queste ditte si trovano strumenti come: trapano, perforatore delle ossa, raschiatoio, coltelli, bisturi, pinze, tenaglie, seghe, ecc.
In vendita, oltre ai vari tavoli operatori con fissatori per immobilizzare l’animale vi sono anche strumenti come la catena di contenzione “White”, il tubo per praticare tracheotomie “Pape”, diverse varietà di sonde nasali e ancora decapitatori, elettrodi per esperimenti di neurofisiologia, presse per spappolare ossa e tessuti come la “Blalock Press”, inventata per schiacciare gli arti dei cani senza rompere le ossa, esercitando pressioni varianti dai 250 ai 2.000 Kg. Citiamo anche la “Ziegler Chair”, ingegnosa sedia metallica che immobilizza le scimmie in qualsiasi posizione, anche a testa in giù, per un periodo di tempo che può durare anni; l’apparecchio “Horsley-Clarke”, ideato per immobilizzare i gatti durante l’incannulazione e l’inserimento di elettrodi nella cavità cranica; ecc.



Gli istituti di ricerca

I ricercatori di questi istituti riescono ad ottenere ingenti fondi dalle autorità pubbliche grazie ad esperimenti che non avranno mai nessuna utilità per l’uomo. Lo stesso Istituto Superiore della Sanità compie esperimenti sulle scimmie per studiare l’AIDS e altri tipi di esperimenti che non avranno mai risvolti utili ma che certamente contribuiscono ad ottenere facili guadagni e possibilità di carriera.
06/03/2007 13:59
 
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