Randagismo

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Shizuku.
00sabato 3 febbraio 2007 20:13
I CANILI LAGER SONO UNO SPORCO BUSINESS. CHIUDIAMOLI. www.nolager.com

Per approfondimenti: randagismo.

Puoi aiutarci con una firma sulla nostra petizione cliccando il link sottostante, oppure puoi scaricare il modulo cartaceo della petizione e stamparlo per aiutarci ancora di più raccogliendo altre firme.

PETIZIONE POPOLARE
Al Ministro della Salute
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati

I SOTTOSCRITTI CITTADINI
anche ai sensi dell’articolo 50 della costituzione

PREMESSO CHE

la legge nazionale 281 del 1991 per la tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo si è rivelata valida nei principi ma insufficiente nell’attuazione pratica;

le relative leggi regionali d’attuazione sono perlopiù inapplicate e comunque generalmente insufficienti a permettere di raggiungere gli obiettivi fissati come, in primis, l’adozione di tutti i cani vaganti e di quelli detenuti nei canili e il contrasto alla diffusione del randagismo, non avendo generalmente attuato piani di sterilizzazione e realizzato una efficente e collegata anagrafe canina;

per la stragrande maggioranza dei casi vi è una non gestione della materia da parte dei responsabili a livello nazionale, regionale e comunale anche con sperpero di denaro pubblico;

alla società costa più tenere un cane definitivamente in un canile che affidarlo ad una famiglia;

la compagnia di un cane o un gatto (una famiglia italiana su tre vive con un animale domestico) costa all’affidatario per l’accudimento e le spese veterinarie come se si trattasse di un bene di lusso e generalmente viene penalizzato per l’accesso a servizi e strutture;

ognuno può prendere uno o più animali domestici anche senza avere alcuna idea delle responsabilità che si assume;

CHIEDONO una legge d’integrazione alle attuali normative che preveda e permetta:

il blocco del fenomeno del business-randagismo attraverso la fissazione di convenzioni fra canili e Comuni con precisi standard di qualità e tariffa minima senza possibilità di aste al ribasso, numero massimo di 200 cani per canile, presenza obbligatoria all’interno delle strutture di almeno un’associazione di volontariato, apertura al pubblico per favorire controlli e adozioni, possibilità di trasferire gli animali preferibilmente all’interno della Regione quando necessario, la previsione, laddove utile, della figura del “cane libero accudito”;

la chiusura dei canili-lager e il perseguimento dei responsabili di maltrattamenti, con sistemazione degli animali in altre strutture a spese dei responsabili;

l’istituzione della licenza per ogni canile pubblico e privato con adeguamento a precisi standard strutturali e gestionali, fra cui la fissazione di uno spazio minimo vitale di venti metri quadri per cane e l’attuazione di programmi di educazione che preparino l’animale all’adozione, finalizzati a ridurre le successive restituzioni al canile stesso;

la modifica dei criteri di ripartizione dei fondi nazionali alle Regioni in base ai cani e gatti dati in adozione, sterilizzati, da strutture pubbliche e/o convenzionate ed i programmi di sterilizzazioni attuati;

vincoli con parametri qualitativi alla distribuzione dei fondi pubblici per costruzione, ristrutturazione e gestione di canili o ricoveri temporanei per gatti;

la realizzazione di un Piano nazionale di repressione degli abbandoni, sanzionati in base all’articolo 727 prima parte e 544 bis del Codice penale;

il divieto di allevamento vendita di cani e gatti, di mostre-mercato anche itineranti;

il disincentivo, con tassazione, della produzione di cucciolate volute anche dai privati;

la creazione di una specifica area della veterinaria pubblica presso le Aziende Usl, con responsabilità d’azione specifica ed esclusiva sul benessere animale, attivazione di Agenzie per i diritti degli animali in ogni Regione, piani di controllo dei canili, di reperibilità veterinaria per emergenze e pronto soccorso attraverso i servizi 118;

la messa in rete dell’anagrafe canina e realizzazione dell’anagrafe felina con documento unico amministrativo e sanitario (estensione del Passaporto europeo per i domestici a “carta d’identità e tessera sanitaria”);

l’istituzione del Servizio Sanitario mutualistico per gli animali domestici con il coinvolgimento e la qualificazione di veterinari pubblici e privati;

l’allineamento all’Europa in materia di Iva sugli alimenti e prestazioni veterinarie, sull’accesso ad aree verdi, trasporti e servizi;

la qualificazione e il sostegno al volontariato che accudisce concretamente gli animali, riconoscimento delle colonie feline e di chi le tutela, azzeramento dell’associazionismo di facciata o delle società che speculano nella gestione delle strutture di ricovero;

il divieto di addestramenti coercitivi, l’uso di collari pericolosi per i cani, la qualificazione degli educatori cinofili, l’attuazione della Convenzione europea STE n.125 del 1987, firmata ma mai ratificata dall’Italia, relativa alla protezione degli animali da compagnia, che prevede la proibizione di tagli estetici di code e orecchie per i domestici.

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