MotoGP - HRC's disaster - Lo sconforto di Nicky Hayden
In un momento gli è passata davanti tutta la stagione, in quel'infinitesimale spazio che lo ha trasportato dal ruolo di inseguito a, senza troppe speranze, inseguitore. Un'incolpevole caduta, provocata dal suo compagno di squadra, da quel Daniel Pedrosa con il quale aveva instaurato prima delle 15.08 a Estoril un discreto rapporto. Certo, non si sono mai scambiati informazioni lui, Nicky Hayden, ed il tre volte iridato, si sono tenuti ben lontani dal collaborare per lo sviluppo della moto (d'altronde hanno avuto sempre due diversi telai a disposizione), parlandosi solo per il più stretto indispensabile, come a Motegi nei test post-GP, quando il "Kentucky Kid" si è intrattenuto a lungo con Pedrosa per sapere le prime sensazioni in sella alla nuova 800cc. Un rapporto onesto da professionisti del mestiere, con la consapevolezza che il tuo compagno di squadra è il tuo primo rivale, ma che potrebbe rivelarsi, chiedere a Valentino Rossi, il tuo migliore amico. Da quel patatrac alla Parabolica Interior, quinto giro del Gran Premio del Portogallo 2006, cambierà sicuramente qualcosa, perchè quel "Disaster" può aver spezzato in un attimo il sogno di una vita, l'ambizione dopo un 2006 dove Nicholas Patrick Hayden ha lavorato spesso giorno e notte con i meccanici del proprio team capeggiati da Peter Benson, percorrendo quasi 300 giri in ogni tre-giorni di prove a Sepang per trovare una soluzione ai problemi di gioventù alla "Brno Type" oltre che a quella maledetta frizione che attanaglia la RCV sin dal 2002. Una stagione dove, giustamente, Hayden è convinto di non aver sbagliato nulla, di aver sempre dato il massimo, più di quello che si potrebbe richiedere ad un ragazzo di 25 anni che anzichè andare in vacanza e rilassarsi preferiva girare col Dirt-Track per tenersi in allenamento e mantenere alto il livello di concentrazione.
Lavoro, sforzi, sacrifici vanificati per un errore del tuo compagno di squadra. Ti ritrovi a terra, non ti rendi conto del perchè se non per la ragione che qualcuno ti ha toccato. Provi a rialzare la moto, non ci riesci, dannazione, vuoi ripartire, chiami i commissari, sono secondi importanti, qualche punto varrebbe oro in una circostanza del genere. La tua RCV in quell'istante si spenge, non hai tenuto la frizione, si è maledettamente spenta. Ti giri, ti chiedi chi è stato quel pezzente a buttarti fuori. E' il tuo compagno di squadra, Daniel Pedrosa, colui che per tutti sarà il futuro del motociclismo, il rivale dal 2007 in avanti di Valentino Rossi. Non ci credi, ti togli il casco, l'adrenalina si trasforma in rabbia, la foga agonistica in un preciso intento tenuto a freno per miracolo di decapitare quel "nano malefico". Il cuore ed il cervello si collegano, lo stato d'animo si trasforma in uno stato di rabbia interiore espressa a tutto il mondo attraverso la propria voce. "Va********, perchè figlio di ******, perchè, m****", questo in sintesi censurabile. Torni in zona-paddock mediante uno scooter, voli verso il tuo motorhome. Lì c'è tuo fratello Tommy, venuto dall'America per darti un aiuto morale che mai in questo momento è propizio. Arriva anche tuo Padre, Earl, che vagava disperato al Box HRC sino a qualche momento addietro. Accendi la televisione, segui la gara, inizi a sperare, brutto da dirsi, in una disavventura per Valentino. E' in fuga il tuo rivale, adesso è lui 13 punti avanti. Speri in un riaggancio di Elias, di Roberts che non sta andando malaccio, il tuo miglior-amico pilota nel paddock del Motomondiale. Tifi per lui, ma ecco il momento: arriva Daniel Pedrosa. Non sai cosa fare, lo vuoi uccidere, ma alla fine provi a realizzare che è lui la seconda persona al mondo più dispiaciuta per l'accaduto. Ci parli, senti ma non accetti, non per il momento, le sue scuse, ma capisci che anche lui è distrutto per l'accaduto. Dani se ne va, arrivano a questo punto tanti responsabili Honda che cercano di confortarti: non serve, non serve nulla tutto questo. Mandi Babbo Earl dai giornalisti che assiepano l'ingresso del motorhome per riferire che parlerai più tardi, non adesso.
Finisce nel frattempo la corsa, Elias ha tolto cinque punti a Valentino, "bene così", per modo di dire. Provi per un attimo a pensare cosa rappresenterà Valencia. Tu adessi sei passato dall'aver tutto da perdere al giocarsi il titolo avendo tutto da guadagnarci, perchè virtualmente il tuo lavoro è stato buttato nel cesso per un errore del tuo compagno di squadra. Arrivano i responsabili stampa Honda, a bassa voce ti ricordano che alle 17.30 ore locali dovresti presentarti nella loro hospitality per parlare con i giornalisti. Ci vai, cappellino bianco, visiera piatta, occhialoni neri che ti metti addosso per contratto ma che in questo caso servono a nascondere il tuo sguardo, quello che fa impazzire migliaia di ragazzine in tutto il mondo.
Via, cominci a parlare, la tua voce è roca, distrutta, mozzata dalla consapevolezza che adesso tutto si è fatto difficile. "Mi sento male. Mi è capitata la cosa peggiore che potesse capitare. Il mio compagno di squadra mi ha buttato a terra, potevamo essere protagonisti, io avevo un buon passo, avevo scelto la gomma giusta, invece dopo cinque giri mi son ritrovato a terra"
Da questo momento non ti rendi conto che davanti a te ci sono decine di giornalisti, ed inizi a parlare come più di piace, senza nascondere niente, dicendo solo e soltanto la pura verità. "Non avevamo ordini di scuderia, però diavolo Dani non doveva fare una cosa simile, sapeva quanto fosse importante per me questa gara, non potevamo rovinare una gara in questa maniera"
Ed il campionato? "Non è finito, a Valencia dovrò vincere, però tutti conosciamo Valentino, con otto punti di vantaggio sarà difficile, molto difficile, c'è poco da dire". Basta domande, dopo un quarto d'ora canonico lasci l'hospitality e abbandoni il circuito con Babbo Earl e tuo fratello Tommy. Vai in albergo, domani ci sono ancora test, questi fottutissimi test post-GP. Come ci arriverai? Con che stato d'animo? Con Pedrosa al tuo box? Per carità. Fortuna che ieri la pioggia ha fatto capolino, almeno in questo...