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Amazzonia soffocata dal clima impazzito

Ultimo Aggiornamento: 11/12/2007 15:03
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6/12/2007 - Da Bali, dove si svolge la 13° Conferenza ONU sui cambiamenti climatici, il WWF lancia a livello mondiale il nuovo rapporto Il circolo vizioso in Amazzonia: siccità e incendi nell’era del riscaldamento globale

Il "polmone verde" del Pianeta stretto nella morsa della deforestazione e dei cambiamenti climatici. Entro il 2030 il 60% della foresta amazzonica potrebbe essere danneggiata in modo irreversibile che rivela le drammatiche conseguenze che la perdita della foresta amazzonica potrebbe significare per il clima a livello locale e globale e per le popolazioni del Sud America. La denuncia in un rapporto del WWF "The Amazon's vicious cycles: drought and fire in the greenhouse" diffuso dal WWF a Bali, dove è in corso il Summit mondiale sul clima.

Entro il 2030 il processo di deforestazione in Amazzonia potrebbe rilasciare nell’atmosfera dai 55.5 a 96.9 miliardi di tonnellate di CO2: lo scenario peggiore oltre due anni delle attuali emissioni globali di gas serra a livello mondiale. Il complesso della foresta amazzonica è inoltre uno degli stabilizzatori chiave del sistema climatico globale e la sua distruzione costituirebbe una seria minaccia per l’intero equilibrio del Pianeta. “L’importanza della foresta amazzonica per il clima globale non va sottovalutata” sostiene Dan Nepstad, Senior Scientist al Woods Hole Research Centre in Massachussets, uno dei più autorevoli centri di ecologia globale a livello internazionale e autore del report. “La sua conservazione è essenziale non soltanto per i processi di raffreddamento delle temperature globali; l’area amazzonica garantisce un’immensa fonte di acqua dolce in grado di influenzare alcune delle correnti oceaniche, e soprattutto è un ingente serbatoio di carbonio”.

Le tendenze all’espansione delle attività agricole, delle zone di pascolo per il bestiame, degli incendi, della siccità e delle continue azioni di deforestazione costituiscono una seria minaccia per l’intera foresta pluviale e potrebbero causare la distruzione o il severo deterioramento del 55% dell’intera foresta amazzonica entro il 2030. Il carbonio generato dalla conversione delle foreste in pascoli per il bestiame e che finisce in atmosfera, è attualmente calcolato dai 0.2 ai 0.3 miliardi di tonnellate all’anno. Questa cifra potrebbe raddoppiare se lo stato di siccità permanesse e se si intensificassero gli incendi. Se, come anticipato dalla comunità scientifica, le precipitazioni si ridurranno in futuro del 10% , allora un ulteriore 4% delle foreste sarà danneggiato dalla siccità. Il riscaldamento globale in effetti può causare una riduzione delle precipitazioni fino al 20% soprattutto nelle regioni orientali, con un aumento delle temperature locali di 2°C, che potrebbero drammaticamente salire fino a 8°C entro la metà del secolo.

“La foresta amazzonica è oggetto di progetti ed azioni concrete da parte del WWF da diversi decenni – sottolinea Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia - Oggi tutte queste attività sono coordinate in una grande priorità di azione (Key Stone Initiative) che il WWF ha voluto per mettere insieme tutti gli sforzi e cercare di ottenere i migliori risultati possibili per proteggere questa area fondamentale per l'intero Pianeta. In questo grande sforzo il WWF Italia ha coinvolto il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, soprattutto nelle aree brasiliane di Acre-Purus e Itenez-Marmorè nelle zone meridionali dell'Amazzonia ai confini con Perù e Bolivia, per interventi concreti in difesa della foresta e quindi del sistema climatico, con l'attivo coinvolgimento delle popolazioni locali".

“L’accordo sul clima, il cosiddetto Kyoto Plus, in discussione a Bali, include misure tese a ridurre le emissioni generate dalle foreste” dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile del Programma clima del WWF Italia. “Fallire nella protezione della foresta amazzonica significa non soltanto un disastro per milioni di persone che vivono in quella regione, ma anche una minaccia per la stabilità climatica del mondo”.




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